“È un angolo divino della terra”. Lettere dalla Costiera del pittore russo Sil’vestr Ščedrin

19.12.2023

"È un angolo divino della terra". Lettere dalla Costiera del pittore russo Sil'vestr Ščedrin (San Pietroburgo 1791 – Sorrento 1830)

di OLIMPIA GARGANO

Di artisti che nel corso dei secoli hanno dipinto la Costiera Amalfitana con opere oggi esposte nei musei di tutto il mondo ce ne sono stati tanti. Capita invece meno frequentemente che, oltre ai quadri, quegli artisti lasciassero anche delle lettere, spedite da quegli stessi luoghi che i loro quadri contribuirono a rendere celebri.

È questo il caso delle Lettere dal Meridione. Un pittore russo innamorato della luce del Sud di Sil'vestr Ščedrin, raccolte nel volume che sarà presentato oggi ad Amalfi. Ščedrin aveva 27 anni quando arrivò a Roma, nel mese di ottobre del 1818. In realtà sarebbe dovuto partire una decina d'anni prima, quando il dipinto con cui concluse il suo corso di studi all'Accademia delle Arti di San Pietroburgo gli aveva fatto vincere una medaglia d'oro e una borsa di studio per un soggiorno di tre anni in Italia, ma la partenza fu posticipata a causa della guerra, anche allora in corso.

Nelle sue istruzioni ai giovani artisti vincitori di soggiorni all'estero, l'Accademia Imperiale scriveva: "Benché nella nostra patria vi siano già artisti meritevoli e molte opere in ogni genere di arte per fare da guida ai giovani artisti, dato che per voi i migliori insegnanti devono essere le vostre osservazioni personali, nate dallo studio delle belle opere d'arte di cui sono ricchi i paesi stranieri, e in particolare l'Italia, in essi voi troverete un più abbondante materiale per il vostro studio e più numerosi oggetti per competere".

Fu a Napoli che la sua gioia di vivere, e con essa la sua pittura, fino ad allora un po' rigidamente conforme ai canoni classicisti dell'Accademia, esplose in una vitalità incontenibile che lo portò a diventare uno dei più ricercati paesaggisti europei.

Così scriveva ai suoi genitori il 27 giugno 1819:

"Vedi Napoli e poi muori, davvero; la città è vasta, bellissima, popolosa, situata in un luogo affascinante, la meravigliosa via Toledo è sempre piena di gente; nelle altre città una simile folla si vede soltanto nelle feste straordinarie, invece qui ogni giorno, e di sera si sta così stretti, che è impossibile camminare in fretta per qualche affare: il fortissimo strepito delle carrozze, lo schiocco delle fruste dei carrettieri, le grida degli ambulanti, tutto questo è inusuale, tanto più per chi viene da Roma, città tranquillissima".

Sil'vestr Ščedrin, Lungomare di Mergellina a Napoli, 1826. New York, Richard J. Feigen & Co

"Il giorno dopo andai al teatro San Carlo a vedere quella meraviglia. Il teatro è spazioso, tutto dorato e tappezzato magnificamente; davano un balletto, e qui si rivelò ancora di più la sua grandezza: sul palcoscenico entrarono a cavallo di asini su carrettini e su grandi carri, che giravano comodamente; poi ci fu l'opera. Io ero seduto nel mezzo e non riuscivo a sentire il canto, sia per la grandezza del teatro, sia perché l'orchestra copriva tutto. Io stavo seduto, guardavo, poi sbadigliai e mi addormentai, e quando mi svegliai mi guardai intorno con circospezione per vedere se mi osservavano, ma si può dire che la metà degli spettatori dormiva e l'altra sbadigliava, in attesa del balletto".

Sil'vestr Ščedrin, Scena sulla veranda di Casamicciola Terme sull'isola d'Ischia, 1829. San Pietroburgo, Museo Statale Russo

La sua salute cagionevole trovò giovamento nell'aria salmastra della Costa. I medici gli avevano prescritto di passeggiare in riva al mare e curarsi con le acque di Ischia e dei dintorni di Napoli.

"A Vico ho trovato l'acqua minerale che i dottori mi avevano prescritto di bere, indicando però l'acqua di Castellammare, chiamata Aqua media. Arrivo a Vico, tutti gli abitanti di ambo i sessi alla mattina vanno al pozzo; chiedo che acqua bevono e rispondono Aqua media; domando al farmacista ed egli ripete la stessa cosa, perciò mi metto a berla, e mi ha fatto molto bene, per tutti i 20 giorni sentivo che mi giovava; ma alla fine non era affatto l'acqua che i medici mi avevano prescritto, e anche se mi aveva giovato, non era per la malattia che avevo in aprile. La mia malattia è tipicamente napoletana, l'aumento della bile, di cui molti soffrono qui.

Un dottore mi ha consigliato di camminare molto, l'altro di non muovermi, ed io aspettavo il bel tempo per andare fuori città, ma il bel tempo qui è cominciato molto tardi; quando arrivai da Sorrento alla metà di giugno le giornate erano così fredde che rimpiansi di non aver portato i vestiti invernali; in compenso in settembre il caldo era insopportabile, e qui faccio quasi la stessa vita che a Vico, ma molto più pulita e ordinata. Penso di partire per Napoli fra 15 giorni".

Sil'vestr Ščedrin, Cucina e laboratorio del pescatore nella Marina Piccola di Sorrento con veduta sul Fortino San Antonino e sul Capo di Sorrento, 1830. Mosca, Galleria Statale Tretjakov

"Da Vico andai a Sorrento, da Sorrento a Napoli, da dove ora sono di ritorno ad Amalfi, e qui mi annoio quasi come a Vico".

Facile capire che per un giovane artista come lui, che si era letteralmente immerso anima e corpo nella vita napoletana di cui frequentava con entusiasmo trattorie e case di piacere, il soggiorno in Costiera offrisse poche attrattive. Queste furono dunque le sue impressioni di Amalfi raccontate in una lettera a uno dei suoi più cari amici, lo scultore Samuil Gal'berg:

"Ricordatevi di questa storiella: 'Mi diranno: ruscelli? E un folto querceto? – Magnifico, niente da dire! Ma tutto viene a noia se non c'e nessuno con cui scambiare una parola'".

Ancora da Amalfi, in quelle stesse settimane del settembre 1826 scriveva al fratello: "Vivo tra le montagne e gente simile a montagne, che non si interessa di niente fuorché del suo commercio con la Calabria e delle fabbriche di carta; da questo puoi concludere che qui la gente non sta senza far niente, e per di più non ci sono animali, né cavalli, né asini per il trasporto dei pesi, e chi pensi che faccia questo lavoro pesante? Le donne! E gli uomini li troverai sempre in piazza, a passeggiare con le mani in mano".

Ma un punto almeno a favore della vita locale lo trovò nella qualità della pasta, che a suo dire era la migliore in assoluto, tanto che mentre era a Napoli diceva di voler tornare ad Amalfi "a mangiare gli ottimi maccheroni, famosi in tutta Italia".

Sil'vestr Ščedrin, Mattina ad Amalfi, 1828. Mosca, Galleria Statale Tretjakov

Sil'vestr Ščedrin si trovava ad Amalfi, intento a lavorare a una delle sue marine, quando la sua malattia si riacutizzò. Il 7 novembre 1830, "morente e privo di conoscenza", fu trasportato a braccia a Sorrento, dove si spense il giorno seguente.

Le sue splendide vedute di Napoli, Sorrento, Capri, Amalfi, ne hanno esportato le bellezze nei musei internazionali. Guardare i suoi quadri dopo aver letto nelle parole del loro autore i contesti in cui sono nati trasforma quelle immagini su tela in fondali di teatro dove vanno in scena personaggi e storie del nostro passato.